L’Internet of things ha cambiato il mondo. Chi avrebbe mai pensato che gli oggetti potessero parlarsi tra di loro, capirsi quasi più degli esseri umani e interagire per migliorare la qualità della vita? Fino a pochi anni fa nessuno; ma poi è arrivato lo IoT, quindi things e non più strings.
Da strings a things. I 4 pilastri del IoT.
Device | Dati | Analisi | Connettività

I devices sono le “cose” sulle quali poggia il concetto dell’Internet of things. Da qualche decina, a qualche centinaio e migliaio, questi oggetti per dialogare tra di loro hanno bisogno di sistemi wireless che collegano in rete queste “cose”.
Una delle principali funzioni del IoT è raccogliere un immenso quantitativo di dati che possono essere le decine di migliaia di passi che vengono fatti al giorno, le riprese che vengono girate durante i servizi di sorveglianza, le librerie musicali, solo per fare un esempio.
L’analisi di questi dati è il terzo elemento sul quale poggia il sistema IoT. Essere in grado di analizzare l’immensa mole di informazioni è quello che rende estremamente interessante tutto il sistema.
Ma senza la connettività, i tre elementi precedenti non potrebbero lavorare insieme. I devices non potrebbero trasmettere i dati e i dati non potrebbero essere analizzati e gestiti per creare un’azione interattiva con il reale.
Già da queste premesse si capisce perfettamente perché l’IoT è considerata una fra le più importanti, se non la più importante, desruption tecnology del nuovo millennio.
Il preludio all’intelligenza artificiale in 6 annate che hanno fatto la storia.
Ma da dove è partito tutto ciò? Non è possibile individuare un punto 0, il movimento è liquido, insinuante, parte da lontano, monta come un’onda e alla fine ci travolge.
Guardiamo quali sono le annate fondamentali per lo sviluppo di Internet e della tecnologia web.
1969. Nasce l’antenato di Internet, si chiama ARPANET. In piena Guerra Fredda militari americani misero a punto un sistema per mettere in comunicazione alcuni dei loro computer e scambiarsi informazioni al sicuro dal nemico russo. Ancora non esistevano gli hacker.
1974. Due ingegneri informatici americani, Vinton Cerf e Bob Kahn, inventano un protocollo di rete in modo che tutti i sistemi network possano dialogare tra di loro. Lo chiamarono TCP/IP ed è il principio sul quale si basa ancora oggi Internet.
1984. Nasce il Domain Name System e ogni pagina è identificata da un indirizzo IP in modo che possa essere ricercata e trovata in rete.
1989. Tim Berners- Lee, un inglese del CERN di Ginevra, inventa il World Wild Web (WWW), guarda caso lavorando su un computer americano, il NEXT, prodotto da un’azienda californiana di proprietà di Steve Jobs. Tutte le informazioni presenti in rete ora sono in comunicazione tra di loro. Nasce la prima pagina web e il primo oggetto dell’Internet of Things, un tostapane che si accende e si spegne via web.
1998. Larry Page e Sergej Brin, due studenti americani di ventiquattro anni della Stanford University, inventano un motore di ricerca dal nome buffo: Google.
1999. Un anno importante per l’Iot. Per la prima volta si sente parlare di Internet delle cose. Il nome viene coniato da un ricercatore, Kevin Ashton, in una presentazione alla Procter&Gamble, multinazionale americana di beni di consumo.
“Quando la logica Wireless sarà perfettamente applicata tutta la terra sarà trasformata in un enorme cervello, ovvero in ciò che è in realtà: tutte le cose sono singole particelle di un unico e armonico insieme. …Saremo in grado di comunicare indipendentemente dalla distanza. E non solo, ma attraverso la televisione e la telefonia ci vedremo e ascolteremo come fossimo faccia a faccia, a dispetto delle migliaia di km che ci separano, e gli strumenti con cui faremo ciò saranno incredibilmente semplici rispetto ai nostri telefoni moderni. Potremmo portarli con noi nel taschino della giacca”. – Nikola Tesla -1926
Curiosità.
Leggi la dichiarazione di Nikola Tesla alla rivista Colliers nel 1926.

La bolletta è light con l’IoT.
Quali applicazioni?
Infinite le applicazioni dell’Internet of things con la possibilità di mettere in connessione miliardi di apparecchi e rilevare una quantità smisurata di dati. Dalla smart city alla telemetria, dalla robotica all’industria automobilistica, dalla salute al settore biomedico, le smart things iperconnesse ci supportano nella vita di ogni giorno, con oggetti wearable, braccialetti e orologi che monitorano le attività del nostro quotidiano.
Una ricaduta significativa l’abbiamo nello smart home e nello smart building, il primo rivolto prevalentemente al settore domestico e al consumer B2C, il secondo interagisce con il mondo B2B e con modalità di ottimizzazione della gestone di palazzi e uffici dotandoli di metodologia IoT per il controllo dei consumi.