La luce ideale per lavorare al meglio e combattere la Computer Vision Syndrome.
Ecco perché un sistema di gestione intelligente conviene.
Ti senti stanco, hai un calo di concentrazione e fai spesso errori? Può dipendere da un’illuminazione sbagliata che provoca affaticamento degli occhi e la Computer Vision Syndrome. La CVS si può verificare a seguito di un periodo prolungato di lavoro al computer o davanti a un qualsiasi schermo. I consigli da seguire per limitare questo fenomeno, che colpisce in particolare le categorie computer based, sono semplici ma non sempre scontate.
Chi infatti potrebbe pensare che modificando la font del computer ci si stanca meno? Ci sono alcuni caratteri che risultano più faticosi da leggere e che, alla lunga, stancano la vista. Sono i caratteri con le grazie, serif in inglese, come il Times New Roman, il Bodoni, il Cambria, quelli che nella parte terminale presentano degli allungamenti ortogonali al corpo. Meglio prediligere quindi un font bastone, come l’Arial, l’Helvetica, il Verdana, più facilmente leggibile.
L’ergonomia del lavoro digitale
Ma anche una distanza non corretta dallo schermo può creare fenomeni di affaticamento. Uno schermo posizionato troppo vicino o troppo lontano dagli occhi induce a un continuo sforzo visivo di adattamento per mettere a fuoco tastiera e monitor.
Lo schermo del computer deve essere a 50/70 cm di distanza. Il centro del monitor a 10/20 centimetri al di sotto dell’altezza occhi.
La luce quella giusta
Ma di fondamentale importanza è avere la luce giusta nell’ufficio che eviti fenomeni di abbagliamento sia diretto che riflesso. La EN 12464-1 “Illuminazione dei luoghi di lavoro interni” fornisce precise indicazioni in merito ricorrendo al metodo unificato UGR e fornisce valori massimi di abbagliamento per ogni tipologia di lavoro.
Per esempio per leggere, scrivere, lavorare al computer e per sale riunioni l’indice massimo di abbagliamento previsto non deve superare il valore di 19. Per il disegno tecnico non si deve superare l’indice 16. Questo valore cresce in relazione a lavorazioni che necessitano di inferiore precisione visiva. Il metodo UGR prende in considerazione tutti gli apparecchi luminosi che possono concorrere a fenomeni di abbagliamento ma anche la luminosità di pareti e soffitti.
Soffitti e pareti illuminati creano un ambiente piacevole.
Per questo motivo la norma prevede negli uffici un illuminamento
minimo di 50 lux sui soffitti e di 75 lux per le pareti.
La luce che piace
Morbida, diretta, con sospensioni a soffitto, indiretta, con piantane facilmente spostabili e, quella che non può mai mancare, la lampada da tavola. Una configurazione flessibile che non obbliga a postazioni di lavoro fisse e crea un effetto luce diurna. Aumenta la concentrazione e favorisce le attività comunicative una luce adeguata ottenuta dalla sommatoria di luce artificiale e naturale, interagendo sul sistema biologico umano assecondandone il ritmo circadiano. Meglio ancora se gestita in maniera autonoma dall’utente e con alti fattori di automazione. La possibilità di personalizzazione della work station risulta, infatti, un plus particolarmente gradito.
Da tenere sotto controllo tutti i costi sostenuti per l’ufficio, tra i quali quelli per l’illuminazione, una tra le voci importanti del bilancio aziendale. Normalmente chi abita l’ufficio, l’utente tipo, non è colui il quale sostiene direttamente le spese energetiche, per questo motivo l’ambiente lavorativo necessita dell’applicazione di strategie di controllo volte al risparmio.