Tra KNX e bluetooh: nuove opportunità dal mercato.
Abbiamo esplorato più mondi, quello degli installatori, quello dei system integrator, quello degli architetti con un occhio all’illuminotecnica. Ora vogliamo entrare in quello dei progettisti di impianti e capire cosa chiedono a un sistema di automazione. Il mondo che ci svela in questa intervista Nadia Baldone, Strategic Accounts Manager di Eelectron.
Quali sono le richieste del progettista di impianti elettrici quando si avvicina a un sistema di automazione?
Dipende molto dal progetto. Che si tratti di hospitality oppure di office automation oppure in generale di building automation, le richieste sono tarate e legate alla specifica destinazione d’uso e alle esigenze della committenza.
In termini più generali, la richiesta è quella di adoperare un protocollo aperto, scalabile e modulabile: tutte caratteristiche, queste, che identificano univocamente il protocollo KNX che è il protocollo standard per la building automation da più di venti anni. E infine, ma questo direi che è abbastanza scontato, la richiesta più importante è l’affidabilità dell’azienda che lo propone.

Qual è il livello di conoscenza del sistema da parte del professionista?
Il mio interlocutore è mediamente formato, soprattutto sui sistemi wired cioè cablati come il protocollo KNX. Sono sistemi già conosciuti e molto diffusi, quindi il tecnico, il progettista sanno di cosa stiamo parlando e avanzano richieste mirate. Diverso è invece per l’automazione gestita con sistemi wireless come il sistema OTOMO che è basato sul protocollo Bluetooth. Benché non si possa dire che i sistemi wireless in ambito automazione siano una novità per il mercato, c’è comunque la necessità di farli conoscere. Riscontro molto interesse ma c’è bisogno di formazione per creare la cultura di prodotto.a
Come presenti il sistema OTOMO al tuo interlocutore?
Come una grande opportunità. Con OTOMO riusciamo a offrire una soluzione funzionale ed efficiente tarata su un tipo di esigenze differenti rispetto a quella dei grandi office building. Infatti a volte il KNX risulta economicamente sovradimensionato per realtà di minore entità. Con OTOMO copriamo esattamente quella fascia di mercato, quella del medio-piccolo ufficio, per la quale il KNX può risultare essere fuori scala.
E la cosa molto interessante è che OTOMO è espandibile e integrabile con il KNX.

Quali sono le esigenze più frequenti?
La gestione dell’impianto di illuminazione è sicuramente fra le richieste più frequenti ma anche il controllo e la gestione degli oscuranti motorizzati quali tende e tapparelle; la gestione del clima e del comfort negli ambienti, il controllo degli accessi in ambito hospitality come hotel e studentati. Anche il tema dell’indoor positioning è molto richiesto in una certa categoria di lavori.
Ti capita spesso di relazionarti con gli architetti per proporre soluzioni di building automation?
Poche volte, purtroppo aggiungo. In genere il mio primo interlocutore è ovviamente il progettista degli impianti tecnologici con il quale si definiscono i concetti di “cosa e come funziona” e “chi fa cosa”, poi entra in gioco l’architetto prevalentemente per la scelta delle finiture e del design dei dispositivi come pulsanti, touch panel e sensori. Ma devo dire che le volte in cui ho lavorato gomito a gomito con professionisti che, seppur legati a a una cultura progettuale umanistica, sono molto aperti al mondo della tecnologia, è stata una bella esperienza, il risultato finale del progetto ne ha sicuramente giovato.
Benché, ribadisco, si deve ancora lavorare tanto nell’ottica della formazione e della cultura di prodotto, per fortuna ci sono tanti professionisti che hanno preso coscienza del fatto che la progettazione non è solo architettonica e che la tecnologia è diventata un’ulteriore opportunità progettuale.